19 Gen Kegs in acciaio inossidabile: arrivano i dazi per i prodotti cinesi
A seguito dell’investigazione anti-dumping promossa dai produttori europei di kegs in acciaio inossidabile per il contenimento delle bevande, è arrivata la pronuncia dell’Unione Europea. Pronuncia, questa, basata sull’articolo 19 bis del Regolamento UE 2016/1036 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’8 giugno 2016 in tema di protezione contro le importazioni oggetto di dumping da Paesi non membri dell’Unione Europea.
L’inchiesta anti-dumping aveva come oggetto le importazioni dalla Repubblica Popolare Cinese di fusti ricaricabili in acciaio inossidabile. Ora, l’Unione Europea ha deciso di fornire una sintesi dei dazi provvisori proposti (i dettagli del calcolo dei rispettivi dazi anti-dumping sono stati inviati ai produttori esportatori).
I prodotti soggetti a dazi
I prodotti soggetti ai dazi provvisori sono fusti, recipienti, cisterne, botti e simili con le seguenti caratteristiche:
- ricaricabili;
- in acciaio inossidabile
- con corpi di forma approssimativamente cilindrica
- con spessore di parete uguale o superiore a 0,5 mm
- con capacità uguale o superiore a 4,5 litri
- attualmente rientranti nei codici NC ex 7310 10 00 ed ex 7310 29 90 (codici TARIC 7310 10 0010 e 7310 29 90 10)
In sostanza, sono ora soggetti a dazi i contenitori comunemente noti come “fusti ricaricabili in acciaio inossidabile“, indipendentemente dal tipo di finitura, calibro o grado di acciaio inossidabile. I dazi vengono applicati a prescindere dai componenti aggiuntivi (aste di pescaggio, neck, innesti o qualsiasi altro componente), dalla verniciatura e del rivestimento con altri materiali.
Non rientrano invece nell’ambito della presente inchiesta: neck, aste di pescaggio, innesti o rubinetti, collari, valvole e altri componenti importati separatamente dal prodotto in oggetto d’indagine.
Per AEB KEGS così come per gli altri produttori di fusti, kegs e contenitori in acciaio inossidabile per bevande, ci sarà la possibilità di poter operare sul mercato europeo secondo logiche di concorrenza leale, dopo anni durante i quali il nostro costo di produzione coincideva molto spesso con il prezzo di vendita dei produttori cinesi.